Andrea
Roggi
Chiunque
si accinga ad attraversare la piccola frazione di Manciano, nel comune di
Castiglion Fiorentino, non può non rimanere colpito da una scultura che
raffigura un personaggio dal volto ironico in equilibrio su una gamba
sola… a guardarlo attentamente altro non è che il celebre attore
Roberto Benigni. Speculare al monumento dedicato al mattatore e premio
Oscar, una fontana con due bambini dalle tenere carni che in volo si
tengono per mano ruotando, intorno un curato giardino dove campeggiano
opere in bronzo. E’ il “Parco della Creatività”, dove si trovano
molte delle sculture di Andrea Roggi, uno spazio espositivo en
plain air realizzato nel 2002, ideato da lui stesso, in cui spesso
altri artisti si riuniscono per esporre le loro creazioni nella
manifestazione “Andrea Roggi Creativity Studio”.
Nativo
di Castiglion Fiorentino, Roggi si diletta inizialmente alla pittura per
poi innamorarsi a poco a poco della scultura.
Il legame viscerale ed il forte senso di appartenenza alla propria terra
d’origine lo portano a non emigrare con la sua arte in città,
preferendo mantenere il contatto con la campagna e la pace della vita
campestre, è così che nel 1991 decide di fondare un suo laboratorio
artistico, dove produrre interamente ed in ogni specifica fase le sue
creazioni plastiche. Maestro indiscusso nell’arte della fusione, che
realizza con l’antico metodo della cera persa, tecnica di tradizione
plurisecolare, antichissima e pregevole per la sua difficoltà e la
delicata fattura, lo scultore crea un ponte con la storia artistica
rinascimentale. Sculture che sembrano riportarci indietro nel tempo,
intrise di classicità e passione, realismo e carica di pathos.
Le sue fonti di ispirazione sono pietre miliari dell’arte contemporanea
come Manzù, Marini e Messina, ma si possono captare ben altri modelli
nelle sue masse scultoree intagliate. Il dinamismo esplosivo e il senso di
drammaticità che talvolta tocca, penso al “Monumento alle vittime
civili di guerra ad Arezzo” o al “Monumento a Dina Ferri” a
Radicondoli, riecheggiano lo scultore seicentesco Francesco Mochi,
anch’egli toscano, di Montevarchi, che tanta fortuna ebbe ad Orvieto e
Roma poco prima dell’arrivo del Bernini. Questo humus
ancestrale viene reso di attuale modernità grazie alla capacità di saper
coniugare le sue creazioni con le forme geometriche, la sfera ed il cubo,
entro o sopra le quali colloca la figura umana, alla ricerca di
un’intima perfezione assoluta. Commistione di materiali, dove il bronzo
la fa da padrone e la pietra,
il marmo o il ferro si accostano timidamente e mai per caso, dato che ogni
superficie viene lavorata ed ogni segno intagliato ha un suo perché.
Oltre
ad innumerevoli commissioni pubbliche affidategli, come il “Monumento a
Santa Caterina da Siena” al Centro Studi Universitario di Siena a
Pontignano, il “Monumento a San Donato” all’Ospedale di Arezzo, il
“Monumento a Garibaldi” presso le Terme Antica Querciolaia a Rapolano
Terme, solo per citarne alcune, nel corso della sua carriera artistica
Roggi ha dato libero sfogo alle proprie suggestioni, trasmettendo in senso
materico la sua spiritualità, il suo modo di vivere e sentire la realtà
profondamente e in senso intimistico. I soggetti che realizza prendono
spunto a livello iconografico dalle emozioni che in quel momento
caratterizzano la sua quotidianità, da quei valori puri e incontaminati
in cui crede fermamente e rende vivi attraverso la materia, imprimendoli
nelle intuizioni scultoree che lo rapiscono. Ecco trovato il perché della
serie dedicata al cerchio della vita, in cui esalta l’amore e la
famiglia, a quella degli alberi e uomini toscani, in cui oltre a rendere
onore ed omaggio al paesaggio toscano, fatto di cipressi, olivi e viti,
mostra il forte attaccamento ai luoghi natii, che si manifesta in modo
totale quando la figura umana si trasforma in albero, diventando
un’entità inscindibile, momento di metamorfosi che ricorda la
mitologica storia di Apollo e Dafne… Tematiche quali il gioco, il volo
ed il vuoto ricorrono, si diverte a creare figure in pose improbabili, in
bilico, sfidando talvolta il senso di gravità, o che ruotano al
toccarle…
Manifestazioni
plastiche di periodi di vita vissuta, fermati nello scorrere del tempo in
forme scolpite dall’eccezionale impatto sensuale ed emozionale, intrise
del calore umano di un’anima sensibile.
Giulia Parri,
Storica dell’Arte
|