A
MANCIANO UN MONUMENTO A ROBERTO BENIGNI
Alcuni
mi hanno chiesto perché ho aderito volentieri, come Cittadino, Sacerdote
missionario e Parroco di Manciano, al comitato promotore che ha presentato
all’Amministrazione Comunale la richiesta di un piccolo appezzamento di
terreno, gia destinato a zona verde, per erigerci una scultura a Roberto
Benigni. Penso che un monumento, qualsiasi monumento, oltre che a dare
onore a chi rappresenta e a chi lo ha ideato e realizzato deve soprattutto
dire a chi lo ammira e a chi ha deciso di collocarlo nel proprio paese il
perché e stato eretto e quindi deve esprimere un messaggio. II monumento
a Roberto e un INNO ALLA VITA: mi spiego, Benigni, e lui lo ripete
sovente, e nato in una povera e sconosciuta frazione di Castiglion
Fiorentino, Manciano detta La MISERICORDIA, da povera gente, ma ha saputo,
con la forza di volontà e con sacrificio, sognare ideali che potevano
sembrare follie, spargere gioia e fraternità e, con semplicità,
raggiungere mete altissime di notorietà. L’ideatore e realizzatore
dell’opera, Andrea Roggi, anche lui nativo della stessa povera contrada,
con poche risorse ha saputo superare se stesso ed ha consegnato alla
società un capolavoro che esprime la sua irruente creatività e la
tenacia di immortalarla nella pittura, nella pietra e nel bronzo. Inoltre,
ha dato un esempio di attaccamento alla sua frazione e di generosità e di
altruismo. Con Roberto e Andrea, vedo anche i genitori Luigi ed Isolina e
Isaia e Rita, che hanno creduto ai loro figli e non li hanno ristretti
nelle aspirazioni loro o della famiglia o del paese con quello che
ingiustamente si chiama amore ma in realtà e puro egoismo, li hanno
assecondati ed aiutati nelle loro aspirazioni, gli uni permettendo a
Roberto di separarsi dalla famiglia per intraprendere quello che poteva
sembrare un mestiere frivolo e gli altri sacrificando lavoro e mezzi per
aiutare il figlio alla creazione di modelli considerati per gli
sprovveduti perdita di tempo e di denaro. Ma con queste due famiglie,
genitori e figli, vedo valorizzate altre famiglie ed altri giovani talenti
che pur non raggiungendo queste mete hanno ottenuto ottimi risultati e
ancora si sforzano di modellare la propria vita con questi ideali. E
potrei fare nomi di gente nata a Manciano ed a Castiglioni. Lo stesso
Benigni parlando delle sue origini si espresse cosi: ”ma alla
Misericordia ci sono una ventina di persone come me”. Si dice, con
malcelato sogghigno sarcastico, e sicuramente si dirà anche per molto
tempo: ”alla Misericordia hanno fatto un monumento
ad un vivo.”so
bene che casi simili se ne contano pochissimi... sono solo strane
eccezioni. Ecco l’inno alla vita: il monumento eretto a Benigni ancora
vivo e vegeto proclama che il suo messaggio non e solo consegnato alle
generazioni future ma e di oggi, sempre attuale e realizzabile. Oggi e
sempre con volontà, con forza, con tenacia e con sacrificio si possono
raggiungere ideali sognati che danno alla persona la gioia di essersi
completamente realizzata. Si dica oggi e sempre: a Manciano hanno fatto il
monumento ad uno quando era vivo perché volevano proclamare che il suo
messaggio deve essere sempre attuale. Son certo che la popolazione di
Manciano sia giustamente orgogliosa di essere al centro della cronaca
nazionale. Era la più povera e spesso abbandonata contrada del Comune di
Castiglion Fiorentino, composta per la maggior parte da famiglie di
mezzadri di tre o quattro ”padroni” con differenti stili di
vita. Altri erano operai o braccianti alloggiati in povere case di fango
senza acqua o servizi. Solo pochi possidenti. Una contrada oggi certo la
più industrializzata del Comune e tanto per conservare la tradizione, con
piccole aziende, io le chiamerei industrie agricole, di allevamenti e di
coltivazioni di ortaggi e fiori. Penso che tutto questo sia considerato un
gioiello per Castiglion Fiorentino. Questo messaggio di tenacia,
laboriosità e di creatività diffuso nel mondo diventa un invito al
turismo e come una risposta all’onore ricevuto di chiamarsi città.
Infine, a mio modesto parere, va bene che il monumento rappresenti Benigni
e in quel suo atteggiamento di vitalità irruente. Lui di professione
giullare (chiedo scusa se uso questo nominativo per un grande come lui) ha
saputo con semplicità e tanto amore annunziare a questa società senza più
speranza e con pochi ideali che nonostante le più immani e cruenti
tragedie umane, la VITA E’ BELLA.
Padre
Arturo Buresti
|